
Se pensavate che fosse stato toccato il fondo con la triste storia dell’arbitro ecuadoriano Byron Moreno, probabilmente non avete mai sentito parlare, o forse non vi ricordate, del difensore brasiliano, ma naturalizzato tedesco, Marcelo Pletsch. Mentre il direttore di gara in Corea del Sud-Italia, famigerato ottavo di finale dei Mondiali 2002, fu arrestato a New York qualche anno dopo (2010) per il trasporto di 6 chilogrammi di eroina, Pletsch è riuscito a fare di ‘meglio’.
Pletsch, classe 1976, nativo di Toledo, nello stato del Paraná, militava nel DF Oliveira quando, nell’estate 1999, fu prelevato dai tedeschi del Borussia Mönchengladbach, che, all’epoca, allenato da Hans Meyer, militava in 2. Bundesliga. Dopo due stagioni in seconda serie con i Fohlen, Pletsch riuscì a conquistare la promozione in Bundesliga, nella quale ha debuttato il 28 luglio 2001, in occasione della vittoria interna, 1-0, contro il Bayern Monaco che, l’annata precedente, si era laureato Campione di Germania.
Pletsch, in campo, si distingueva per la prestanza fisica (185 centimetri di altezza per 185 chilogrammi di peso), per l’enorme determinazione, per una marcatura dura, costante ed asfissiante sull’avversario di riferimento. Un centrale vecchio stampo, insomma, di quelli che, nel campionato tedesco, servono come il pane. Meyer diceva che Pletsch non sapeva giocare a calcio.
Intanto, però, non rinunciava quasi mai a lui, così come poi ha fatto il suo successore, Ewald Lienen (uno particolare, di cui vi abbiamo già parlato): in un Borussia Mönchengladbach che, in quel periodo, a differenza di quanto accade adesso, era costretto a lottare con le unghie e con i denti per evitare la retrocessione, festeggiando come un titolo un approdo a metà classifica, un lottatore come Marcelo Pletsch era utilissimo alla causa.
Nei suoi sei anni a Mönchengladbach, Pletsch ha giocato 150 gare, lasciando un ottimo ricordo tra i tifosi. Utilizzato sempre di meno, con il passare del tempo, dai successivi allenatori Holger Fach, Hörst Koppel e Dick Advocaat, nell’estate 2005, da svincolato, si trasferì al Kaiserslautern, dove retrocesse al termine della stagione 2005-2006. Due anni in Grecia, al Panionios, uno a Cipro, nella fila dell’Omonia Nicosia, ed uno in Serbia, nel Vojvodina, prima di concludere, mestamente la sua carriera nel 2011, in Brasile, nel FC Cascavel, vicinocasa.
Al termine della sua esperienza da calciatore, Pletsch ha deciso di non rimanere nell’ambiente, ma di cambiare completamente stile di vita. Ha aperto un allevamento di maiali, in una tenuta tra il Brasile ed il Paraguay, dandosi alla vita bucolica. Animali, natura, verde… un po’ troppo, forse, visto che, il 5 ottobre 2016 alcuni agenti di Polizia, sul tetto di un camion di sua proprietà, trovarono ben 793 chilogrammi di marijuana. Una quantità impressionante che, giocoforza, ne provocò l’arresto immediato.
La successiva, accurata perquisizione delle autorità consentì di rinvenire 854 piantine di marijuana curate e pressate. Difficilmente catalogabili come uso personale. Pletsch, quindi, è stato trasferito nella prigione di stato a Cascavel, sede, spesso, di sanguinose rivolte a causa di detenuti inclini alla violenza.
Dietro le sbarre da tre anni e mezzo, Marcelo Pletsch potrebbe essere rilasciato in libertà vigilata, per buona condotta, non prima del gennaio 2022. Qualora ciò non accadesse, finirebbe di scontare la sua condanna, tornando un uomo libero, soltanto nel febbraio 2025.
Triste epilogo sociale per uno sportivo che, come sottolinearono una volta gli ‘adepti’ del suo fan club a Mönchengladbach, all’assenza di talento ha sempre sopperito con il cuore di un leone. Un leone finito in gabbia a scontare i peccati di una scelta di vita errata e dettata dall’avidità.