
La presenza del Borussia Mönchengladbach nell’urna di Nyon del 14 dicembre scorso, per gli accoppiamenti degli ottavi di finale di Champions League, fotografa il momento più alto della storia recente dei Fohlen. Qualificazione che rappresenta un punto di arrivo, ma anche di partenza, per una società che ha cambiato registro con l’arrivo, fortissimamente voluto, dell’ex trainer del Red Bull Salisburgo Marco Rose, nel luglio del 2019. Dopo anni di risultati alterni, finalmente la persona giusta al momento giusto. In seguito al brillante 4° posto dell’anno passato, il Borussia in questa stagione si sta, semplicemente, superando. Così parla di lui, Max Eberl in una intervista ad Archie-Rhind Tutt di ESPN.
“È il perfetto allenatore per questo club, per la crescita dei giovani e per la sua voglia di vincere in ogni partita ufficiale o anche solo in allenamento”.
Eppure, secondo molti, è lo stesso Max Eberl il vero segreto del Borussia. L’uomo giusto per il club. Discreto difensore con 205 presenze spalmate tra Bundesliga e Zweite Bundesliga (di cui ben 137 con il Gladbach tra il 1999 e il 2005), è diventato una vera e propria istituzione a Mönchengladbach nel ruolo di Direttore Sportivo, ricoperto ininterrottamente dal 2008.
Tonight: Real Madrid v Borussia Mönchengladbach. Spoke with Gladbach sporting director Max Eberl about Marco Rose, Lucien Favre + a bit on Rene Maric too for @ESPNFC. If you’re in the US, you can watch here. If you’re not, quotes in the threadhttps://t.co/6pIbWH3njb
— Archie Rhind-Tutt (@archiert1) December 9, 2020
Fresco dell’attuale rinnovo fino al 2026, Max Eberl è considerato uno dei migliori DS dell’intera Bundesliga (e non solo), per via della sua abilità gestionale nell’acquistare calciatori talentuosi e rivenderli a cifre ben maggiori, generando plusvalenze record per le casse del club: Marco Reus, Marc Andrè ter-Stegen, Dante e Granit Xhaka sono solo alcuni esempi delle sue operazioni più riuscite.
In 12 anni di lavoro dalle parti del Borussia Park, Eberl ha riportato i Fohlen nelle zone nobili della Bundes dopo un inizio millennio da incubo, con tanto di retrocessione in Zweite nel 2007/08. Nonostante le sirene di molti club nel corso degli anni (vedasi ad esempio l’offerta del Bayern rispedita al mittente nel 2017), ha deciso di giurare fedeltà al Gladbach perché, come da lui confessato, “il Borussia è il mio posto, il mio club”.
Troppo grande l’ambizione verso un progetto che vede, nelle sue intenzioni, la partecipazione stabile alla Champions League e qualche trofeo da aggiungere alla bacheca. L’obiettivo è riportare “sulla mappa” il Borussia, che nella sua storia ha vissuto fasti esaltanti soprattutto negli anni ‘70 (con tanto di 5 Meisterschale e 2 coppe UEFA nel decennio) ma che manca di una vittoria di prestigio dalla DFB Pokal del 1994/1995. Non sempre riesce. Quando ha fallito, Eberl si è preso sempre tutte le responsabilità, in maniera molto onesta.
Parlando di mercato e di giovani, Max Eberl traccia un identikit delle caratteristiche da ricercare in un giocatore “di talento”, capace di calcare i palcoscenici del campionato tedesco e non solo. Negli ultimi anni, infatti, dopo la débacle del campionato europeo del 2000 (eliminazione nel girone iniziale con 1 solo punto contro Romania, Inghilterra e Portogallo), la Germania ha deciso di sperimentare il progetto denominato “Extended Talent Promotion Program” nelle Academy delle squadre di club. L’apice è stata la vittoria del Mondiale del 2014 in Brasile, con l’iconica vittoria 1-7 contro il Brasile padrone di casa, in semifinale, entrata di diritto nella storia della selezione teutonica. La svolta chiave, come confermato dal DS del Gladbach, è stata quella di lavorare non solo sulle caratteristiche tecnico-tattiche del calciatore, ma, soprattutto, su quelle mentali.
“Ogni club pensava solo al lato calcistico, perdendo di vista carattere, mentalità e determinazione di un calciatore”.
Borussia have extended the contracts of chief executive Stephan Schippers and sporting director Max Eberl until 2026! 🙌🤩#DieFohlen pic.twitter.com/1VeCItT58F
— Gladbach (@borussia_en) December 20, 2020
Così il vero segreto è stato mettere sullo stesso piano velocità, tecnica, prestanza fisica con caratteristiche psico-caratteriali dei calciatori, coniando il termine di “giocatori creativi”. Il risultato è evidente: l’infornata di una generazione di giovani talenti del calibro di Marco Reus, Toni Kroos, Thomas Muller fino agli ultimi Timo Werner o Kai Havertz (a citarne solo alcuni) ha reso la Germania, in Europa e nel Mondo, una delle maggiori superpotenze dell’ultimo decennio.
Lo stesso Eberl ha voluto trasferire al Borussia questo modo di lavorare, che ora sta raccogliendo i frutti di anni di lavoro. Analizzando la rosa non possiamo non ammirare un esempio di programmazione, stagione dopo stagione, estremamente acuta e illuminata. Max Eberl, l’”architetto” di questo gioiellino, è stato capace nelle ultime finestre di mercato di massimizzare al massimo le vendite – vedasi le partenze di Thorgan Hazard o Mickaël Cuisance rispettivamente al Dortmund e al Bayern dell’anno passato – per guadagnare capitale fresco da investire per i giocatori funzionali al progetto.
Non è un caso che nella formazione scesa in campo a Madrid nell’ultimo turno di Champions, ben sei giocatori siano stati acquistati nell’ultimo triennio (Florian Neuhaus, Alassane Pléa, Breel Embolo, Marcus Thuram, Matthias Ginter e Stefan Lainer). Questi nuovi giovani calciatori (età media 25 anni) uniti ai cardini dello spogliatoio come Yann Sommer, Christoph Kramer e Oscar Wendt hanno portato la freschezza giusta e la qualità mancante per raggiungere i risultati attuali.
Andando ancora più a fondo nelle strategie di mercato dei Fohlen, possiamo, una volta per tutte, constatare la bontà del lavoro di Eberl. Riuscire a costruire una rosa di questa qualità praticamente a costo zero, autofinanziando gli acquisti con cessioni intelligenti, è un’altra “medaglia al valore” al lavoro del DS.
A sorpresa (ma nemmeno troppa), lo scarto tra costi e ricavi dei movimenti di mercato dell’ultimo triennio in casa Borussia è, infatti, prossimo allo zero. Numeri e risultati che stridono con la tendenza del calciomercato attuale, dove si fa quasi a gara ad acquistare un giocatore al prezzo maggiore.
🎙️ #Eberl: "When we brought Marco #Rose in, we knew that we had two players that fit his style very well in Jonas #Hofmann and Florian #Neuhaus. They have both progressed really well – Marco has made them better."#DieFohlen #B04BMG pic.twitter.com/aM9KkcYey3
— Gladbach (@borussia_en) November 6, 2020
L’esempio della meticolosità del lavoro sul mercato del Borussia ha un nome e un cognome: Marcus Thuram. Eberl spiega come già verso la fine del 2018, il nome del giovane attaccante francese fosse finito sul taccuino dei suoi scout. Dal preciso istante in cui la società si è trovata nella condizione di sostituire un giocatore del calibro di Thorgan Hazard, è partito un lunghissimo casting che ha visto “vincitore” proprio il figlio di Lilian, campione del mondo nel 1998.
Nella sua intervista Eberl rivela come l’acquisto di Thuram, come anche quello dei suoi predecessori, non sia frutto di improvvisazione, bensì di lunghe e accurate riflessioni. Non si parla solo della posizione in campo consona agli schemi di Rose o delle statistiche con la maglia della sua ex squadra (Guingamp) ma anche, e soprattutto, di incontri individuali con ragazzo e famiglia e di accurate osservazioni dal vivo (non solo in televisione come vuole sottolineare fermamente lo stesso DS).
Solo dopo quasi un anno di valutazioni Eberl e il suo team arrivano a dire: “Ok, questa è la persona, questo è il ragazzo, questo è il giocatore che vogliamo acquistare”.
La continua esclation del Borussia, quindi, non si basa esclusivamente sul brillante impegno sul campo dei ragazzi di Rose ma soprattutto sul lavoro dietro le quinte della dirigenza, capitanata dal direttore Max Eberl. Il tutto senza spese folli ma con abbondante competenza e attenzione ai particolari.
Il segreto del successo del DS tedesco, in fondo, si basa proprio sull’unione di intenti totale con il club e con tutti i suoi componenti. Visti i risultati e il sodalizio che dura da più di 20 anni, non si può non affermare che Eberl e il Borussia siano fatti l’uno per l’altro. Al Gladbach gli allenatori, i giocatori e i dirigenti vanno e vengono ma l’unica costante è sempre e solo il DS tedesco.
“Per me è veramente importante avere feeling. Dov’è il posto dove vuoi essere? Dov’è il posto dove realmente servi? Per me, chiaramente, quel posto era il Borussia Mönchengladbach”.