
Il caso di Ilicic, assente a tempo indeterminato nel momento chiave della stagione della sua Atalanta per seri problemi personali, recentemente ha riaperto ultimamente il dibattito sulla tenuta psicologica e la gestione della pressione da parte degli atleti professionisti. Banalmente, non tutti i calciatori riescono a mantenere quella tenuta mentale impeccabile che permette di rendere sempre al meglio, a prescindere dalla situazione personale dentro e fuori dal campo. Il passato, il futuro, l’ambiente circostante, la situazione familiare: una miriade di fattori influenzano la psicologia del singolo, costantemente, e qualcuno (ultimi in ordine cronologico André Schürrle e Benedikt Höwedes) semplicemente sceglie di non voler più combattere con la pressione quotidiana dell’essere uno sportivo di vertice. Pressione che a suo modo ha schiacciato Sebastian Deisler, ritiratosi a 27 anni dopo essere stato per diverso tempo una delle promesse più brillanti della sua generazione.
Sebastian Deisler was hailed as the future of German football.
He had remarkable dribbling skills, pace and creativity.
Signing for FC Bayern in 2002, he played just 62 league games and retired in 2007, aged 27. A tragic ending to what could have been a sensational player pic.twitter.com/FsW5JmpXWS
— Faded Footballers (@FadedFootballer) August 13, 2018
Emblematico il fatto che uno dei pochi video su Deisler si trovi sul profilo Twitter Faded Footballers.
Lanciato dal Borussia Mönchengladbach a 18 anni, Deisler si mette in mostra in una stagione tragica per la sua squadra: appena quattro vittorie e un’inevitabile retrocessione in Zweite. Tuttavia, il nipote e figlio d’arte (nonno Karl fu giocatore dello Strasburgo, papà Kilian compagno di Ottmar Hitzfeld, poi allenatore di Sebastian, al Lörrach) dimostra ottima qualità e visione di gioco, venendo schierato da esterno destro e da trequartista. Non a caso, arrivano tonanti le sirene del Bayern, intenzionato a mettere le mani sul giocatore: lui però declina, preferendo la titolarità all’Hertha Berlino ad un ruolo secondario con i bavaresi.
Nel finale della sua avventura al Borussia aveva sofferto problemi abbastanza seri ad un ginocchio, ed anche nel 1999/2000, annata d’esordio a Berlino, salterà qualche mese per guai fisici. Nessuno sembra farci caso, però, ed anzi piovono su di lui benedizioni e soprannomi incoraggianti: lo elogiano pubblicamente Beckenbauer e Völler, mentre i tifosi lo chiamano affettuosamente “Basti Fantasti”. Fa parte della tragica spedizione ad Euro 2000, dove i tedeschi raccolgono appena un punto nel girone con Romania, Inghilterra e Portogallo, tornando a casa dopo un sonoro 3-0 contro i lusitani.
Proprio questa sconfitta però, aumenta se possibile le speranze attorno alla nuova generazione di giovani: mentre la federazione riforma i settori giovanili – ne raccoglierà poi i frutti un decennio dopo – si va alla disperata ricerca di talenti che possano tirare fuori la Mannschaft da uno dei momenti più bui della sua storia: Sebastian è chiaramente uno di questi.
A questo punto, il ragazzo da Lörrach ha già più di un’occhio addosso: continua a tirare le fila del centrocampo dell’Hertha nella prima metà della stagione 2000/01, ma l’ennesimo infortunio della sua pur giovanissima carriera lo tiene fuori praticamente per tutta la seconda parte. Questo non frena il Bayern Monaco dal tentare il secondo affondo, che è quello vincente: ci si rende conto di essere davanti ad un fisico fragile, ma il talento è di quelli rari e sarebbe un peccato lasciarselo scappare.
Deisler approda ai campioni di Germania per nove milioni di euro, ma ancora prima di potersi unire ai nuovi compagni il ginocchio va di nuovo K.O. in maniera grave. Niente mondiali in Korea e Giappone, mentre i primi scampoli di partita arrivano solo tra febbraio e marzo del 2003, la prima da titolare addirittura a maggio. I piedi sono ancora quelli, ma la condizione fisica è chiaramente da riconquistare, e i tanti stop iniziano a minare anche quella psicologica.
All’inizio della stagione successiva, però, apriti cielo: il ragazzo del Gladbach sembra finalmente tornato. Un gol e due assist nelle prime tre, il solito strappo muscolare, ma poi ancora due gol e due assist in due settimane, per abbattere (entrambe per 4-1) Kaiserslautern e Borussia Dortmund. Con qualche anno di ritardo, davanti a lui sembrano aprirsi le porte di quel futuro che gli era stato promesso fin dall’adolescenza e che sembrava continuare a sfuggire.
Sebastian Deisler #BelaLiga pic.twitter.com/jxMHVe7RjB
— Vertragsamateur Belamigović (@hannoderbus) July 11, 2020
All’indomani della sfida contro il Dortmund, però, questo fragile castello crolla di nuovo. Uli Hoeness, all’epoca DS del Bayern, riceve una chiamata da Deisler, che chiede esplicitamente aiuto. Non si tratta di un problema fisico, stavolta. Il 23enne è depresso, vive male da diverso tempo e la situazione è oramai insostenibile. La gravidanza della moglie, decisamente più problematica del previsto, è probabilmente il peso che manda definitivamente fuori asse la bilancia: l’ex Hertha viene ricoverato in clinica. I medici parlano appunto di depressione, ed in particolare di sindrome da burnout: un termine tecnico che, tradotto in parole più misere, descrive la crisi nervosa dovuta ad un ambiente lavorativo stressante, che sottopone l’individuo ad una pressione notevole, soprattutto quando i risultati non arrivano. A 23 anni, Deisler si sta sgretolando sotto il peso delle promesse non mantenute, degli appuntamenti mancati, dei problemi fisici.
Dopo un breve ritorno sotto i riflettori, verrà ricoverato di nuovo tra ottobre e novembre 2004. L’opinione pubblica sembra aver gettato la spugna, consegnando già ai libri di storia il suo fu wunderkid.
Il 2005, invece, è la sua miglior annata: gioca, spesso titolare, incide, e timidamente punta al mondiale 2006, da giocare in casa, come piccolo grande riscatto personale. A marzo di quell’anno, invece, arriva la caduta definitiva: scontro in allenamento con il compagno Hargreaves, e il legamento del ginocchio già maledetto salta. Lo stop si misura in mesi, e per la seconda volta Deisler deve guardare un mondiale dal divano, costretto fuori dal campo contro la sua volontà. Sarà l’ultima.
Dopo cinque operazioni al ginocchio e due ricoveri, Sebastian Deisler si ritira nel gennaio 2007, pochi giorni dopo il suo ventisettesimo compleanno. Nonostante sia tornato di nuovo a giocare, bene, col Bayern, ha lo sguardo spento, parla di un ginocchio che oramai non gli dà più fiducia, di un campo da calcio che dà spazio di libertà è diventato tortura e calvario.
Anche se non masticate il tedesco, la conferenza stampa durante la quale Deisler comunica il suo ritiro trasmette comunque una sensazione tremenda.
Oggi, Deisler ha 41 anni e vive a Friburgo, con sua moglie e suo figlio. Non si è più avvicinato al mondo del calcio e, con una correlazione più o meno diretta, nemmeno ai centri di riabilitazione né alle cliniche psichiatriche. La storia del suo decennio da calciatore professionista e dei motivi che lo hanno portato al ritiro è racchiusa in un libro dal titolo emblematico: Züruck ins leben, tornare alla vita.