
«Stop the count!» twittava maldestramente Donald Trump, incollato alla poltrona della Casa Bianca, i giorni immediatamente successivi alla vittoria presidenziale americana di Joe Biden. «Stoppate il conteggio, stoppate la stagione», con tanta ironia, riecheggia anche nelle vie di Berlino Est: se la Bundesliga fosse terminata dopo 13 giornate, con 21 punti e il quinto posto in classifica, l’Union Berlino sarebbe in Europa League.
L’avvio della squadra di Köpenick è da tritatutto e nonostante il passo falso nel match d’esordio con la sconfitta per 3-1 in casa contro l’Augsburg, da quel momento è riuscita a inanellare sette risultati utili consecutivi, resistendo alle trasferte di Mönchengladbach e Gelsenkirchen, soffiando l’intera posta in palio in casa dell’Hoffenheim e del Colonia e razziando in casa Mainz e Arminia Bielefeld con risultati esageratamente rotondi. Solo la sconfitta nel derby con l’Hertha può essere considerata un neo. Anche perché poi sono arrivati un pari col Bayern e una vittoria col Dortmund.
Una squadra in fiducia, sorprendente forse in relazione alla tenuta mentale della seconda parta della scorsa stagione dove l’Union senza il proprio tifo ha subìto lo scotto emotivo, e un gruppo al momento consapevole dei propri mezzi e potenzialità in grado di mandare in gol 12 differenti giocatori. Per capire come l’Union Berlino è riuscito a issarsi fino alla quinta posizione, ecco una chiave di lettura in cinque punti.
Il calendario agevole
Premessa d’obbligo che già sa chi mastica calcio: senza le motivazioni e le convinzioni espresse qui sopra, la storia del pallone ci ha dimostrato che anche le partite più scontate sulla carta possono diventare titaniche sfide. L’Union ha legittimamente conquistato i 21 punti, ma è anche vero che la prima parte del calendario ha soffiato a favore: i ragazzi di Fischer fino al derby hanno avuto pochi impegni difficili. Attenzione, il pareggio conquistato all’ultimo contro il Borussia Mönchengladbach o la vittoria contro l’Hoffenheim sono tasselli fondamentali nella costruzione di questo percorso, ma lo scarto di 14 punti con la zona retrocessione si spiega anche con l’aver affrontato – e vinto – squadre di pari livello quantomeno ai nastri di partenza. Una classifica più “sincera”, inevitabilmente, la si avrà a fine girone di andata, ma intanto i punti conquistati per tenersi distante dalle zone basse è tutto “fieno in cascina”.
Pochissimi giocatori impegnati con le Nazionali
In un anno anomalo in cui i fisici dei calciatori sono stati sottoposti a stress non indifferenti tra sospensione del campionato, ripresa a ritmi forsennati e poca preparazione di mezzo per la nuova stagione, Urs Fischer può sorridere perché ogni settimana, tranne per gli indisponibili che affollano l’infermiera, può contate pressoché sul gruppo nella sua completezza. Non da poco se si pensa a quanto rapidamente il club sia riuscito ad assorbire un cambio così massiccio di 12 nuovi innesti che hanno avuto intere settimane e sessioni d’allenamento per entrare in sintonia con le idee dell’allenatore. Nell’ultima pausa delle Nazionali, per esempio, hanno fatto la valigia solamente il capitano Trimmel per l’Austria, Pohjanpalo con la Finlandia dove si è infortunato seriamente alla caviglia sinistra e Ryerson chiamato d’urgenza con la Norvegia. Un parallelismo: negli stessi giorni l’Hertha ha perso 13 giocatori, il Borussia Dortmund 15.
Gekämpft, gebissen, gewonnen: Hier kommt der Spielbericht zum Auswärtserfolg in Köln 👇
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— 1. FC Union Berlin (@fcunion) November 22, 2020
La partenza di Andersson ha responsabilizzato l’Union Berlino in fase offensiva
Proprio sul gong della sessione estiva di calciomercato, Sebastian Andersson ha chiesto la cessione con destinazione Colonia, squadra duellante per la salvezza. Lo svedese nelle ultime due stagioni è stato l’attaccante di riferimento, il più prolifico e il più continuo, 24 gol in due anni, 12 ciascuno. Insomma, la sua partenza avrebbe potuto far crollare un castello che sull’ossatura di alcuni giocatori imprescindibili ha costruito la sua solidità. Eppure l’Union con 18 gol all’attivo è la terza squadra, ma soprattutto ha “obbligato” giocatori e allenatore a sperimentare nuove soluzioni offensive. Senza più lo schema cross di Trimmel e incornata di Andersson (è rimasta solo la prima parte), i giocatori si sono sentiti più coinvolti negli schemi di costruzione e finalizzazione, il che ha portato a 11 differenti marcatori.
Riscatto e maturità
Il quarto punto si collega di fatto a quello precedente: Awoniyi e Pohjanpalo, il giapponese Endo e Nico Schlotterbeck in versione emulazione 2.0 dopo l’esperienza del fratello Keven della stagione passata, sono arrivati a Berlino Est con la formula del prestito secco annuale come occasione per fare esperienza e crescere sapendo di trovare un ambiente armonioso, senza troppe pressioni e frenesia di rincorrere trofei, una dimensione locale per quanto inserita in una capitale. L’Union sa aspettare i suoi ragazzi e loro non deludono a lungo termine. Come Sheraldo Becker troppo fumoso l’anno passato, quel “vorrei ma non posso” strozzato in gola e oggi punto – quasi – fermo dell’undici di Fischer. E poi c’è il riscatto di Luthe tra i pali a 33 anni dopo stagioni di panchina sofferta ad Augsburg e Kruse che non è solo un influencer o un giocatore di poker, ma per abnegazione e voglia di essere un leader risulta ancora fattore differenza in questa Bundesliga. Di gol ne ha fatti 6 e assist 5. Ma anche dopo il suo infortunio, la squadra ha continuato a volare. Ultimi tre giocatori-modello in chiave, invece, di maturità: Friedrich prima era la spalla di Hübner, poi la spalla di Subotic, oggi Marvin è un giocatore chiave, unico, sicuro che coordina la manovra offensiva e parimenti difensiva; assieme a lui Andrich, spaesato nei primi due mesi della passata annata, adesso calciatore totale, cresciuto sotto la protezione di Gentner, con lui l’Union ha fatto il salto di qualità. Lenz, da panchinaro in Zweite, l’anno scorso è stato l’Union con più minuti all’attivo.
Per Fischer non ci sono titolari e panchinari
Da quando Urs Fischer siede sulla panchina dell’Union, estate 2018, ha allenato la squadra in 90 partite ufficiali e, scusateci l’approssimazione, ha schierato circa 75-80 formazioni differenti nell’undici iniziale. Prerogativa che ne fa un allenatore flessibile, non ingessato, in grado di leggere l’evoluzione del suo gruppo e rimediare durante il proseguo della stagione. E soprattutto avendo così un organico di 19-20 giocatori pronti a scendere in campo e dare il massimo sentendosi responsabilizzati anche nei match decisivi. Così, come sta succedendo in questa prima parte di 2020-2021, nonostante diverse indisponibilità, tipo la rivelazione Bülter di 12 mesi fa, il contraccolpo non si avverte, anzi. Certamente arriveranno tempi più difficili, ma l’Union Berlino ha imparato a pensare da formazione adulta. In attesa che i tifosi possano tornare a vedere all’Alte Försterei la squadra più divertente delle ultime annate.
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