
Nessuno c’è più riuscito. Né prima né dopo. Allan Simonsen, nel 1977, è diventato il primo (e unico) calciatore scandinavo a vincere il Pallone d’Oro. L’ha fatto giocando in Bundesliga, al Borussia Mönchengladbach e mettendosi dietro di pochissimo (rispettivamente di tre e quattro voti) due campioni come Kevin Keegan, all’epoca bomber del Liverpool e il 22enne Michel Platini, giovane talento del Nancy. Un premio che nessuno si aspettava, soprattutto per come la carriera di Simonsen era iniziata.
Allan Simonsen, una scoperta di Weisweiler – La Germania doveva essere nel suo destino. Estate 1972, Allan, nemmeno 20enne da Vejle, Danimarca centrale, viene convocato per i Giochi Olimpici di Monaco. È reduce dall’accoppiata campionato-coppa nazionale realizzato con il club locale, il Vejle BK, dove ha esordito poco più di un anno prima. Gli scandinavi ai Giochi fanno un’ottima figura. Battono 3-2 il Brasile di Dirceu, Falcao e Roberto Dinamite e nel secondo girone eliminatorio vanno a una partita, persa rovinosamente con l’Unione Sovietica, dal giocarsi le medaglie. Allan, poco di più 165 centimetri di velocità, astuzia e tecnica realizza tre reti. Le sue qualità colpiscono Hennes Weisweiler, all’epoca tecnico del Borussia Mönchengladbach, in tribuna in Baviera per osservare il torneo. L’uomo che ha cambiato la storia calcistica dei “Puledri”, riesce ad acquistarlo per 200mila marchi.
Da brutto anatroccolo a “re di coppe” – L’impatto con la Bundesliga è pessimo. Simonsen, anche per la sua struttura fisica e per la durezza dei difensori, fa terribilmente fatica. Nei primi due anni gioca poco (17 partite) e segna ancora di meno, due reti. I dirigenti del ‘Gladbach vorrebbero venderlo, ma nessuno si fa avanti. Nel 1974 l’esplosione. 34 partite giocate, 18 gol e il titolo che torna agli uomini di Weisweiler, trascinati dal trio composto da Allan, dal suo connazionale Henning Jensen, pure lui nella squadra olimpica del ’72 e da Jupp Heynckes, autore di 27 reti in Bundesliga. Il trio porta pure i “Puledri” alla loro seconda finale europea contro gli olandesi del Twente, in Coppa UEFA. Dopo il pari casalingo senza reti a Enschede piovono. Palloni. Simonsen apre e chiude il cinque a uno finale. Dodici mesi dopo, sempre un suo gol, il sedicesimo in stagione, alla penultima giornata contro il Kickers Offenbach consegna un altro Meisterschale al Borussia, allenato dopo l’addio di Weisweiler da Udo Lattek.
1977, l’anno quasi perfetto – Dopo aver fatto il bis in Germania, i “Puledri” puntano al titolo europeo. I tedeschi, che vincono ancora una Bundesliga, la terza di fila, con 12 reti del danese, in Coppa dei Campioni si arrampicano fino alla finale. Allan firma due reti. Una fondamentale, l’altro solo illusoria. La prima consente nell’andata dei quarti di finale di completare la rimonta contro il Club Brugge di Ernst Happel, la seconda rimette in equilibrio la finale contro il Liverpool a Roma. L’1-1 durerà solo quattro minuti, quelli necessari a Tommy Smith per realizzare il 2-1. Finirà 3-1 per i Reds, che in campo hanno Kevin Keegan. Saranno i loro due nomi, quelli a comparire più volte nelle schede dei giurati del Pallone d’Oro. Il britannico dalla sua parte ha anche i quattro gol (a due) realizzati nella competizione. I giornalisti però scelgono il ragazzo di Vejle.
Con Keegan avranno occasioni di sfidarsi molte altre volte, anche perché il britannico nel 1977 approda in Bundesliga all’Amburgo. Allan Simonsen giocherà altri dodici anni, collezionando premi individuali e di squadra. Capocannoniere della Coppa Campioni 1977/1978, della Coppa UEFA vinta nel 1978/1979 (suo il gol decisivo contro la Stella Rossa Belgrado), oltre a una Coppa delle Coppe conquistata nel 1982 con un’altra maglia prestigiosa, quella del Barcellona. Chi li allenava? Udo Lattek, l’uomo che insieme a Hennes Weisweiler, ha trasformato un ragazzo danese in un Pallone d’Oro.