
110 gol in 221 partite in Bundesliga, oltre a un Meisterschale e a un titolo di capocannoniere. È questo il bottino di Jürgen Klinsmann nella massima divisione tedesca. Il 56enne, ex ct degli Stati Uniti, ha raggiunto questi obiettivi unicamente con due maglie: quella dello Stoccarda e quella del Bayern Monaco. Due club, a cui “Klinsi” ha legato il suo nome, tra campo e panchina.
Un prodigio a Stoccarda – Nel 1984 lo Stoccarda vince il suo terzo titolo tedesco, il primo da quando esiste la Bundesliga. In quell’estate, la squadra campione, che in difesa ha i fratelli Förster e il libero Guido Buchwald, a centrocampo Karl Allgöwer e l’islandese Sigurvinsson, in attacco Peter Reichert preleva dallo Stuttgarter Kickers, il 20enne Klinsmann. Con la maglia dei “cugini” nella stagione precedente ha realizzato 19 gol in 2.Bundesliga. Jürgen è tecnico, è veloce (per migliorare la sua tecnica di corsa ai tempi dei Kickers si era allenato su consiglio del fratello con il tecnico della sezione atletica Horst Allmann) e soprattutto fa gol. In tutti i modi. Di testa, di potenza, di astuzia. Nelle successive cinque stagioni le sue reti saranno 79 solo in campionato, con un titolo di capocannoniere della Bundesliga nel 1988 e tante perle regalate ai tifosi degli Schwaben. Come la rovesciata contro il Bayern Monaco, scelta nel 1987 come gol dell’anno dalla ARD. Klinsmann, con il club, non vincerà nessun trofeo, anche se disputerà, segnando due finali. Quella di Coppa di Germania del 1986, persa contro il Bayern Monaco e quella di Coppa UEFA del 1989, in cui lo Stoccarda fu sconfitto dal Napoli di Maradona, poco prima che Klinsmann, calciatore tedesco dell’anno del 1988, lasci gli Schwaben per volare in Italia, all’Inter di Giovanni Trapattoni.
Ritorno a casa – Sei anni dopo quell’ultima stagione a Stoccarda, nel 1995, Klinsmann, 31enne, decide di tornare in Bundesliga. Non è più la giovane promessa, ma uno dei più famosi calciatori del mondo. Ha conquistato il titolo iridato nel 1990, ha indossato le maglie di Inter, Monaco e Tottenham ed è un diventato un personaggio, anche fuori dal campo. Un tedesco atipico che torna in Bundesliga, nella squadra emblema della tradizione, il Bayern Monaco. In pochi si aspettavano un trasferimento di questo tipo, tanto che la ARD gli dedica 20 minuti di approfondimento all’interno del suo telegiornale. L’esperienza con i bavaresi sarà in chiaroscuro e non solo per ragioni sportive. I giornali come la Bild lo bersagliano, lui ha la fama di Freidenker, di libero pensatore, non le manda a dire. Lo spogliatoio, pieno di stelle, di quello che sarà soprannominato FC Hollywood lo sopporta a malapena. Non lo aiutano neppure i risultati, con l’avvio difficile della gestione Rehhagel. Klinsmann trascina il Bayern alla finale di Coppa UEFA con 15 gol (record delle competizione battuto solo da Radamel Falcao nel 2011) poi vinta contro il Bordeaux di Zinedine Zidane, con Franz Beckenbauer in panchina.
Dovrebbe andare meglio con l’arrivo in panchina di Giovanni Trapattoni. Solo che lo spogliatoio scoppia. Matthäus invita Jürgen Klinsmann a un confronto in diretta in TV, “Klinsi” propone di farlo sul palcoscenico dei “Muppets”. Il 10 maggio 1997 la goccia che fa traboccare il vaso. In una partita con il Friburgo, inchiodata sullo 0-0, Klinsmann viene sostituito per l’ennesima volta, in più con Carsten Lakies, il 26enne cannoniere della squadra Amateur. L’attaccante mentre esce calcia un tabellone pubblicitario e si rivolge in italiano al Trap (“vai a c…..”). A fine stagione il Bayern vincerà il Meisterschale e Klinsmann lascerà la Baviera. “Questa società con l’aiuto dei giornali popolari ha aiutato a far cadere il mito del Bayern” dichiara.
Rivoluzione a Monaco – Nel 2008 a inizio gennaio il Bayern Monaco annuncia il nuovo allenatore per la stagione seguente. Il successore di Ottmar Hitzfeld sarà l’ex ct della Nazionale tedesca, Jürgen Klinsmann. È una sorpresa, anche se “Klinsi” è una delle personalità calcistiche più amate del calcio tedesco dopo il Mondiale 2006. La sua parentesi all’”Allianz Arena” dura meno di una stagione, ma “Klinsi”, in quegli otto mesi in Baviera cerca di cambiare il club. Dentro e fuori dal campo.
La sua idea di calcio è offensiva e propositiva, ma forse più rivoluzionario è come vuole cambiare l’approccio del Bayern. Porta a lavorare al centro sportivo professionisti, come psicologi dello sport, nutrizionisti ed esperti di vari settori, introduce delle novità, prese dalle franchigie “pro” USA, come per esempio una Player-Lounge, una quiet room dove si possono seguire corsi di yoga, corsi di lingua possibili grazie all’e-learning, un nuovo spazio per vedere i video con 39 posti, ma anche una biblioteca con libri di autori non calcistici perché per lui era necessario “non solo creare professionisti con la palla tra i piedi, ma persone che sanno e hanno testa”. La sua esperienza finirà in aprile dopo una sconfitta contro lo Schalke 04, anche se alcune delle idee non solo calcistiche poi sono state riprese dai suoi successori.
Stoccarda, una candidatura sfumata – Con il suo primo club in Bundesliga Klinsi, che vive negli Stati Uniti, non ha mai più collaborato. A fine estate 2019, però gli Schwaben e il loro ex attaccante sono stati vicini a un nuovo matrimonio. Jürgen Klinsmann e la dirigenza parlano della possibilità di ricoprire la carica di Vorstandvorsitzende, creata poco prima. Le trattative però non andranno a buon fine con Klinsi che qualche mese dopo si accaserà (brevemente) all’Hertha Berlino.