
Per Mats Hummels, Bayern Monaco-Borussia Dortmund non è solo Der Klassiker, la sfida più attesa del panorama calcistico tedesco. Si tratta, soprattutto, di un incontro tra il suo presente ed il suo passato, che si sono scambiati ed incrociati più di una volta.
Qualche cenno biografico è necessario per capire come si è arrivati a questo punto: sin da bambino Mats segue papà Hermann, ex calciatore professionista, al Bayern Monaco. Hummels Sr. lavora nello staff del settore giovanile, all’interno del quale suo figlio si mette in mostra anno dopo anno. A 18 anni esordisce in Bundesliga, giocando 40 minuti contro il Mainz nell’ultima gara della sfortunata stagione 2006/07.
A gennaio 2008 viene mandato in prestito con diritto di riscatto al Borussia Dortmund: tornerà indietro solo 8 anni dopo. Nel mezzo, due meisterschale, una DFB-Pokal ed una finale di Champions League, per un totale di 309 presenze. Al fianco di Neven Subotic ha formato la coppia perfetta per Jurgen Klopp. Una cerniera difensiva completa e via via sempre più esperta, che ha permesso all’attuale tecnico del Liverpool di mettere in pratica la sua idea di calcio al meglio.
Dopo aver conquistato, da dominatore, il mondiale 2014 in Brasile, Hummels ha deciso di rientrare a casa base nel 2016. Per lui, il Bayern ha sborsato 35 milioni di euro. Dopo due stagioni ad alto livello, concluse entrambe con l’accoppiata Bundesliga-Supercoppa, il suo 2018/19 è stato fatto di luci ed ombre. Nonostante altri tre trofei vinti in assoluta tranquillità, l’arrivo di Lucas Hernandez – dopo il pagamento di 80 milioni all’Atletico Madrid – e la crescita di Niklas Süle hanno spinto Hummels quasi ai margini del progetto.

A quel punto, complice anche un colloquio non esattamente motivante con il tecnico Niko Kovac, il centrale tedesco decide di fare le valigie e tornare a Dortmund, con il grande rimpianto di non aver acciuffato una Champions League, unico trofeo di prestigio assente dalla sua bacheca personale. Qui si apre probabilmente la parentesi peggiore della carriera di Hummels: mentre da Monaco volano stilettate (Kovac dirà che è scappato per evitare la concorrenza nel suo ruolo, Rumenigge rincarerà la dose definendo lo stesso Süle il miglior difensore tedesco), il ritorno al BVB è più traumatico del previsto.
Da centrale del 4-2-3-1 di Lucien Favre, Hummels fatica a trovare le misure e finisce in difficoltà più volte, commettendo errori grossolani in serie. Col passaggio al 3-4-3, però, Favre ha ridato nuova linfa al Borussia, fino ad allora in crisi totale, ed ha permesso al suo centrale di ritrovare la giusta confidenza. Affiancato da due compagni di reparto e schermato da due mediani, Hummels ha ripreso fiducia, complice anche una migliore condizione fisica, e le sue prestazioni sono notevolmente migliorate. Un anno dopo si attesta ancora come uno dei migliori interpreti dell’intera Bundesliga in quel ruolo.
Anche nelle ultime uscite, in cui è tornato a fare il centrale in una difesa a 4, Hummels è riuscito a mettere in mostra le caratteristiche che lo hanno reso celebre. Una grande capacità di lettura ed una fisicità che gli permette di compensare la mancanza di uno scatto brillante lo rendono un marcatore efficace sia in campo aperto che a difesa schierata.
Soprattutto, però, per il BVB è essenziale il suo lavoro in fase di costruzione dell’azione: con 492 passaggi completati (l’89% del totale), si pone al secondo posto di questa classifica per quanto riguarda la Bundesliga, dietro solo a Tapsoba. I suoi palloni hanno coperto oltre 10 km di campo, di cui quasi 3 direttamente verso la porta degli avversari. Inoltre, Hummels si piazza al secondo posto per passaggi diretti nell’ultimo terzo di campo (39).
Anche quando in campo c’è un centrocampista con compiti di regia, infatti, spesso è il tedesco a proporsi palla al piede in uscita dalla difesa, per verticalizzare rapidamente ed innescare la staffetta dei vari Haaland, Sancho e Reyna. Insomma, da talento in ascesa a campione del mondo, ad esubero di lusso fino a tornare cruciale nel progetto di una delle contendenti al trono del Bayern: a 31 anni la parabola di Hummels ha già subito diversi smottamenti ed altrettante risalite.
Ora però il centrale tedesco sembra in controllo del suo destino, tant’è che prima della gara di Champions contro la Lazio (nella quale è sceso in campo con la fascia da capitano), il DS del BVB Zorc ha anche punzecchiato Joachim Löw, suggerendo una nuova convocazione per il suo leader, che non veste la maglia della nazionale tedesca dal novembre 2018.
Nell’ultima gara di Bundesliga, contro l’Arminia Bielefeld, Hummels ha firmato la doppietta decisiva, salvo poi uscire dal campo per noie alla coscia. Lui stesso ha scherzato su Twitter, commentando: “Sono troppo lento per strappare le fibre muscolari”, ma la sua partecipazione al Klassiker rimane in dubbio. Dovesse scendere in campo sabato alle 18.30, sarebbe il ventiduesimo. Soltanto Zorc ne ha giocati più di lui. In più, lo farà da osservato speciale contro il suo passato, con l’obiettivo di provare a ribaltare le gerarchie e di dimostrare una volta per tutte di poter essere ancora competitivo ad altissimi livelli.
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